Quando il calcio si gioca al “campo sportivo”: viaggio tra le squadre non-cittadine che sognano, più o meno, la massima serie.
Una diapositiva di Roccacanuccia-Borgo a Buggiano, spettatori paganti 3, quota abbonati 4 quel giorno la torcida roccacannuciese era in fiamme NdF |
Balotelli chi? Basta con i soliti elogi e le solite critiche ad un indiscusso protagonista del pallone nostrano, il vostro Zio Sagu adora parlare di argomenti di nicchia e l’espressione tipicamente napoletana che titola il mio articolo parla chiaro: spazio alla B e in particolare alle squadre “non di città”.
Ve lo ricordate il miracolo Chievo? Gli scaligeri di un più giovane, ma non troppo, Gigi del Neri che partendo da un piccolo quartiere di Verona hanno scalato l’enorme montagna del professionismo per assaporare, seppur per una manciata di giorni, il gusto del primato da scudetto e poi accontentarsi (si fa per dire) di un’epica qualificazione in Europa. Correva l’anno 2001 e di Chievo in seguito non ce ne sono più stati, e nessuna squadra di paese al momento fa parte della massima serie, considerando che Chievo è comunque comune di Verona capoluogo di provincia. La riscossa delle paesane è però in atto, e vediamo allora chi nel giro di qualche anno andrà, come Davide contro Golia, a sfidare le nobili cittadine del calcio tricolore.
Sassuolo, provincia di Modena, 41mila abitanti. Da quando i verdeneri emiliani sono in B, a Sassuolo non ci ha giocato più nessuno nel fine settimana e le gesta di Berardi, Terranova e soci si possono ammirare al più grande stadio Braglia nel capoluogo. Poco male per i tifosi costretti al trasfertino, perché Sassuolo è già da qualche anno sinonimo di spettacolo imperdibile in cadetteria e mister Di Francesco ha per le mani una corazzata che sta sbaragliando l’agguerrita concorrenza delle nobili decadute Livorno e Verona. Il presidente Lori tempo fa in un’intervista nominò due fantascientifiche parole: Champions League. Più fattibile con un Campionato Master alla play, ma chissà, il calcio ha sempre qualche storia impossibile da raccontare.
Empoli, provincia di Firenze, 48mila e rotti abitanti. I toscani tra il 2005 e il 2007 hanno avuto già l’onore e l’onere di rappresentare il nostro Paese in Coppa Uefa, peraltro senza grossi colpi di scena. Dopo la retrocessione la piccola società del presidente Corsi si è un po’ impelagata nelle sabbie mobili della seconda serie, lo scorso anno addirittura la Lega Pro sembrava ad un passo ma ai playout i biancoblu hanno evitato il peggio salvandosi a scapito del Vicenza. Al “Castellani” (lo stadio dell’Ikea come amano chiamarlo gli acerrimi cugini fiorentini) oggi si respira un’aria diversa: dopo un’avvio da film dell’orrore, la gestione Sarri ha cominciato a dare i suoi frutti e, guidati dall’inossidabile figliol prodigo Maccarone, dall’ex nazionale Ciccio Tavano e da un plotone di agguerriti giovani di talento (Pucciarelli e Saponara su tutti), i Desperados della torcida sono un po’ meno desperados e la rimonta è arrivata a toccare i playoff.
Castellammare di Stabia, più di 64mila anime. A proposito di playoff, premetto che non amo particolarmente la parola Juve, ma associata a Stabia fa un po’ meno male parlarne. Eh già, perché le “vespe” sono una bella realtà della cadetteria. Piero Braglia è tecnico che la sa lunga e la coppia di presidenti Giglio-Manniello investe fortemente su una squadra che è una macedonia di esperti della categoria (Caserta, Bruno, Cellini, Gorzegno) e nuove leve di grande prospettiva (Mbakogu, Acosty e il duo di baby portieri Nocchi e Seculin). Oltretutto il sintetico campano è ambiente caldissimo per merito di una tifoseria che culla la squadra come la mamma con il suo bimbo. Un po’ meno prodigio, data la partenza di un certo Marco Sau, ma pur sempre promettente.
Dalla Campania risaliamo in Veneto, direzione Cittadella in provincia di Padova, dove risiedono non più di 20mila abitanti e ci togliamo il cappello di fronte a Claudio Foscarini e al suo record. Il “Ferguson” di Riese Pio X (sembra un nome di un papa, è il paese che gli ha dato i natali) è infatti da ben 8 anni filati l’allenatore della compagine amaranto, una sorprendente eccezione in un paese dove la durata media di un tecnico equivale a due/tre sedute di allenamento.
Gli euganei sono come la zanzara che dà fastidio un po’ di qua e un po’ di là: stazionano a centroclassifica con mostruosa costanza, cogliendo in qua e in là successi pesanti che scombinano la lotta promozione e la bagarre salvezza. Merito solo del mister? Macchè, il Citta dello scorso anno incantava con Pettinari e Bellazzini, oggi ci pensano Di Carmine, Di Nardo e un solido impianto difensivo ad esaltare i pochi ma buoni fedelissimi del “Tombolato”. E non dimentichiamoci di Pierobon, classe ’69, un amuleto contro la sfiga più che un secondo portiere. Ma in Italia, si sa, la scaramanzia regna e tanto vale tenerselo il vecchietto più che mandarlo in pensione.
Il mio giro per il Belpaese alla caccia del nuovo Chievo si chiude in Abruzzo, a Lanciano (CH), patria della Virtus e di 36mila abitanti. I rossoneri sono gli esordienti assoluti di quest’anno e il fatto di essere novizi ha giocato a sfavore soprattutto di mister Carmine Gautieri che ha più volte rischiato di essere esonerato dal presidente, pardon, presidentessa Valentina Maio (lo sapete meglio di me, le donne sanno essere spietate). I risultati però sono pian piano arrivati e trascinati dai gol di Vastola e Volpe, dalle punizioni capolavoro di Mammarella e dalle parate di un super Leali, che ha studiato da un certo Gianluigi Buffon, i giovani abruzzesi sono ora in linea di galleggiamento. L’obiettivo massimo del Lanciano è certamente la salvezza, e magari uno stadio nuovo dato che il “Biondi” è un campo di patate in mezzo a un decadente velodromo. Ma se è vero che tutto il mondo è paese, perché un paese non può sperare un giorno di esser sul tetto del mondo?
Provinciali d’Italia, forza e coraggio, che di Juve, Milan e Inter il buon vecchio Zio ne ha già pieni i “cojones”.
Zio Sagu, @SaguReSole